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Molti ricordi d'infanzia

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Curvator cortese:
Non se ne vedono più molte in giro, eppure la mattina, quando andavo a scuola le incontravo sempre;
quanti ricordi:

Curvator cortese:
Papà ne aveva una uguale quando, da Livorno, andava a prendere a Viareggio la 'mi mamma!
Penso attorno al 1955.
Bella, vero?
(No la 'mi mamma, la topolino!)
Mi vien quasi da pensare ad un'opera d'arte!
(La 'mi mamma, ehm, la topolino!)
 :icon_tongue:


CommissarioRinko:
Ora sei tu a farmi sanguinare il cuore e la mente dei ricordi.
Mio Padre ha avuto la Topolino ( 500 C ) per oltre 16 anni.
Poi comprò una Fiat 1100 D.
Mio Zio Lello ci portava tutti in giro, la Domenica, con la 600 Multipla
Non vado avanti perchè mi tremano le mani.

Curvator cortese:
Al fin della licenza, io non perdono, e tocco!
Ho dei ricordi d'infanzia di ore ed ore (decine) di viaggio con una 600 grigio chiaro, tra La Spezia e Taranto (e viceversa), passando sui monti (mi pare per Ariano Irpino),
dove spesso gli autocarri con telone si ribaltavano per il forte vento,
e dove ancor più spesso alla 600 bolliva l'acqua, prima della modifica che gli fece la fiat. Avevamo sempre una scorta di bottiglie d'acqua per questa funzione radiatoriale.
Ciò accadeva anche facendo il passo del Bracco, quasi sempre a passo d'uomo dietro a vecchi e fumosissimi camion con il rimorchio, quando si andava da Roma a Genova!
Le stesse strade, fatte in seguito con il "lussuoso" 1300, mi sembravano un viaggio in 1^ classe.
Il babbo ne doveva avere ormai le scatole piene della 600, per comprarsi con tanto sacrificio quel 1300 grigio topo che, ogni volta che ci fermavamo, attirava un capannello di persone ... ammirate.
E quando passava una Giulietta od una Appia mi diceva: "vedi Vincer, avrei voluto quella, ma costava troppo!"
Mi ricordo ancora le soste per mangiare i panini, durante il viaggio... e la bottiglia di spuma o l'aranciata fanta dal vetro spesso, bella rossa di coloranti, prima che la sbiadissero.
E quei pomeriggi a Talenti, sulla collina che non esiste più,
a lucidare l'auto con il polish ed i batuffoli di cotone, a controllarne i livelli dell'acqua e dell'olio, con millimetrica precisione.
Una sofferenza quando la prendeva sotto la pioggia, ma guai poi ad andare in giro con la macchina sporca;  spugna, acqua a volontà, olio di gomito e pelle di daino (bella spessa),
e doveva poi luccicare a specchio anche dentro. Persino il panino andava mangiato fuori! Guai a chi sbriciolava!
"Vedi Vincer, la macchina si guida meglio quando è bella pulita, e va pure meglio!"
Anche io, molto spesso, ripercorro oggi codeste orme, suscitando però grande ilarità familiare, e disobbedienza altrui... totale.
Rivedo ora quella pinetina dopo San Vincenzo, o Venturina, e tutti i paesini che l'aurelia, rigorosamente a corsia singola, attraversava,  
con tanto di semafori (quasi sempre rossi) e  passaggi a livelli (quasi sempre chiusi).
Il tratto tra Livorno e Castiglioncello (quello del "sorpasso"), di incredibile bellezza, richiedeva sempre una sosta del babbo per un bel sigaro toscano,
dal fumo odoroso, che ho ancora nelle narici: allora mi disturbava, ed oggi invece... mi fa piacevolmente pensare a lui, ogni volta che lo sento.
Non si arrivava mai, eppure ogni viaggio era per me un giorno di festa, con tutto quel paesaggio che passava (lento) davanti ai miei occhi.
Il tempo in generale, aveva allora un'altra dimensione! Ci voleva il tempo che ci voleva, inutile correre!
Basta, sono io ad essere commosso!
Ma anche tu, forse...nei tuoi ricordi, qualcosa di assai simile...
 :love4:
P.S.
 :love3:

CommissarioRinko:
Storia diversa, la mia. Ma ricordi intatti.
La Topolino è stata l'unica auto della mia famiglia da quando sono nato sino ai miei 16 anni.
Non ci si poteva stare in 5 ( ho 2 sorelle ) , ecco perchè le gite in auto erano sempre rare e mai con la nostra.
La Topolino, rigorosamente nera, percorse la bellezza di 560.000 chilometri, un solo motore rifatto ed una coppia di bronzine di banco e di biella fuse di brutto.
Nella parte anteriore della mascherina aveva una tendina ( di serie ) che scorreva da destra a sinistra per evitare che, d'inverno, l'acqua nel radiatore gelasse.
Le frecce a bacchetta illuminata, che fuoriuscivano dal montante, furono un optional imposto da una legge successiva alla prima messa in strada.
La ruggine la divorò lentamente; dal pianale si poteva vedere l'asfalto e l'abitacolo era invaso da un vento intollerabile a causa dei troppi buchi sparsi.
Mio Padre la regalò al ragazzo che lavorava nel garage, nonostante le mie proteste e le mie preghiere di attendere un paio d'anni in modo che io potessi prendere la patente e guidarla.
Niente da fare. Che dolore !

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