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Sogno di una notte di fine estate, l'atlantico m'attende!

(1/1)

Curvator cortese:
1^ Puntata:

Orca l'oca...!
Non ho sentito la sveglia biologica che va in automatico ad ogni mia partenza motociclistica, vinta dallo star sveglio tutta la notte nell'eccitazione della partenza tanto agognata!
Sono le sette del mattino e dovrei essere in viaggio da almeno due ore. Pazienza, l'importante è ora non perdere più tempo prezioso.
Forse l'aver caricato la moto fino a tardi ha confuso il mio stanco organismo, a tal punto da permettergli un maggiore riposo ristoratore. Poco male, ne trarrò sicuramente vantaggio nelle diverse centinaia di km che mi separano dal confine francese, che raggiungerò solo nel tardo pomeriggio.
Penso proprio di aver portato tutto, sbirciando, lo ammetto, il vecchio foglio preparatorio che avevo utilizzato con Isolde tanti anni fa. Certo, Cio Cio San non l'ho potuta caricare come il mio vecchio K75, purtuttavia non credo di aver dimenticato niente di ciò che veramente mi serva in campeggio.
Oggi il materiale da campeggio pesa esattamente la metà rispetto a 15 anni fa, pur usando una capientissima tenda igloo a 4 posti, e non quella a 3 ancora nuova che ho regalato a sconosciuti, appoggiandola in bella vita a lato del cassonetto sotto casa: sparita dopo solo mezz'ora.  
La mia adorata nuova (si fa per dire) giumenta è pronta al gran trotto per contrade Italiane ed estere, nel mese intero che ho davanti, ben preparata dalle sapienti (e grossissime) mani di un amico appassionato; perfetta, oliata e lustrata, regolata la carburazione, pareggiati i carburatori... unica remora l'aver scelto un olio motore Auchan del quale non sono poi così convinto, ma che ho dovuto accettare per non alterare la suscettibilità del gigante amico, che è sempre bene tener tranquillo (perchè... non si sa mai cosa potrebbe accadere se si arrabbiasse, tanto più contrastandolo su questioni di tecnica natura!);  certo che con un Bardahal od un bel Castrol sarei andato più sul velluto della sicurezza... bah, tant'è che l'ho accontentato, quindi meglio non parlarne e non pensarci più (fino al prossimo cambio dell'olio, perlomeno!).
Bardato di tutto punto, borsa da serbatoio ed il resto ad occupare, ben saldo e tenuto, il sedile posteriore, son pronto a partire per la nuova avventura, con l'eccitazione che crea quel gradevole vuoto all'epigastrio, con i battiti del cuore più scanditi e forti, proprio come 15 anni fa.
Ho preferito evitare le borse laterali, pur a prezzo di un baricentro più alto, onde evitare di far la figura di quei motociclisti che occupano quasi tutta una carreggiata in larghezza: avete presente quelli con le mastodontiche borse GIVI sull'esile ma onesto e generoso transalp o, peggio ancora, quei BMWoni GS 1200 con quelle orripilanti e squadrate borse metalliche? Ohibò, giammai rovinare una moto così!
Nel mio progetto di viaggio c'è l'evitamento, per quanto possibile, dei tratti autostradali; solo un piccolo tratto della Roma-Civitavecchia e la Rosignano-Genova-Ventimiglia saranno l'inevitabile eccezione all'aureo proposito. Peccato, il tratto di Castiglioncello-Quercianella-Ardenza-Livorno (quello alla fine del film "il sorpasso", lo ricordate?), oltre a quello ligure (passo del Bracco, Sestri Levante... ecc...). Bisognerebbe avere più di un mese a disposizione, ed almeno sette giorni per giungere al confine. L'atlantico mi attende ed, in fin dei conti, le nostre coste le conosco molto bene. Una cosa però la vorrei ancora dire, a riguardo:
L'Italia non ha nulla da invidiare, anche come bellezze naturali, al resto del mondo. Secondo voi, ad esempio, l'arcipelago della Maddalena, non è uno dei più bei posti al mondo? Comunque, per quest'anno, andrò all'estero. Sicuramente il prossimo anno vi porterò in viaggio con me in Sardegna, con una puntatina in Corsica, che ritengo moralmente, storicamente e territorialmente, Italiana! Non divagherò oltre, tornando subito sulla sinuosa Braccianese, che ho preferito all'Aurelia per raggiungere l'autostrada per Civitavecchia, dimezzando così la noia autostradale.
La Braccianese è una strada pericolosa ma bellissima; la velocità di percorrenza "oltre codice" di qualcuno del nostro gruppo la rende assai impegnativa, come mi è capitato di saggiare l'anno scorso standogli (con difficoltà) dietro.
Cio Cio San sembra comportarsi molto bene nei tratti curvosi di questa vecchia strada immersa nel verde e nei campi di una rigogliosa campagna romana, resa ancor più fertile dai trascorsi vulcanici di caldissime ere passate; testimoni le bocche eruttive giganti, ora laghi, che ne impreziosiscono ulteriormente gli scorci ondulati collinari. Talvolta mi vien da pensare all'inferno che doveva essere questa terra in quelle epoche. Chissà se v'era qualche forma di vita che ardiva aggirarsi tra la lava ed i massi incandescenti sparati ovunque?
Il pensiero svanisce ben presto vedendo la Signora davanti a me ondeggiare in rettilineo con la sua datata 600 fiat celestina dalle ruote sgonfie e dalla carrozzeria pluri-mortificata, con correzioni bruscamente inutili continue contro ogni logica fisica, sia in curva che in rettilineo. Ecco, scalo in quarta ed il miracolo acceleratorio si ripete, ogni volta donando gioia al mio corpo, quasi fosse una dipendenza gradita da voler riprovare spesso... e volentieri, come se fosse nuova ogni volta. Il mio Bol d'or 900, miracolo d'equilibrio meccanico del Sol Levante, schizza in avanti in progressione che solo la zona rossa oltre i novemila potrebbe teoricamente attenuare. Ancor più miracoloso sapere che bastano sei-settemila giri/' per partire a fionda, ovunque il nastro asfaltato lo conceda; questa pianura non cambia l'accelerazione, anche sotto carico del bagaglio e dei miei non trascurabili... cento e passa Kg di peso. Che moto ancor oggi, il cb900! E molti di voi, cari ed attenti lettori, ben ne saprete qualcosa, o mi sbaglio?
Ecco lo svincolo d'ingresso per la triste ma utile autostrada. Come al solito, nel tratto ove non si può superare, le occasioni che talora accompagnano noi motociclisti, ci regalano un vecchio e strafumante furgoncino diesel Transit rosso (targato Vercelli!!!) che prolunga i tempi intossicati di una rampa che non sembra mai aver fine. Chiedo scusa mentalmente al filtro KN di questa mortificazione, curiosamente non pensando ai miei polmoni, forse meno rinnovabili di lui, ma la nostra passione per la moto concede anche questi inspiegabili atteggiamenti. Passo finalmente il Transit in rabbiosa accelerazione, notando con la coda dell'occhio il magrebino guidatore che, avvolto nel fumo della immancabile sigaretta che pendula spunta tra gli ispidi baffi, unti ed ancor odorosi di kebab, allarga inutilmente la sua traiettoria sporgendo la testa dal finestrino onde supplire allo specchietto infranto (da chissà quanto tempo).
Un veloce guizzo, seconda-terza-quarta, con un occhio allo specchietto sinistro, mi fionda lontano dal cigolante puntino rosso sempre più piccolo dietro di me, notando poi solo il fumo nero del suo robusto diesel assai maltenuto.
(fine prima puntata)  
  

Curvator cortese:
2^ puntata


Che noia quest'Aurelia, doversi mantenere sui soporiferi 120 Km/h, concilianti il sonno ma evitanti altre indesiderate conciliazioni; un piccolo alleggerimento dell'acceleratore ed ogni autovelox consumerà inutilmente la sua energia per scatti su altri sederi, magari automobilistici.
La centrale di Montalto di Castro svetta improvvisa sulla sinistra con i suoi fumi molteplici, sommatoria di quelli già visti al traverso di Civitavecchia: il prezzo del progresso... e delle broncopneumopatie croniche, ovviamente dei casi clinici più fortunati.
Una compatta e piccola Alfa Romeo si avvicina veloce, crescendo negli specchietti, rivelando la nervosità del suo guidatore con dei "plic-plic" d'abbagliante che non temono repliche. Mi sposto un pò sulla destra e quel ronzante 'diesel turbato', avvolto in risparmiosa latta, mi pela inutilmente con i suoi 30-40 km/h di velocità in più oltre il codice. Noto nell'attimo del sorpasso un macilento ragazzotto biondo, con occhiaia scura e ciuffo frontale cadente sul sopracciglio glabro, guardarmi con un atteggiamento labiale più simile ad un ghigno che ad un sorriso. Il ciuffo, il ghigno, il pelo fattomi, ammettono ed impongono una immediata replica.
Scalo una marcia e...

(continua)

Curvator cortese:
3^ puntata

...lo passo vicinissimo in piena accelerazione (ovviamente non più di 7000 giri, come sa chi ben mi conosce) e, non pago di questo, un piccolo colpetto di frizione giusto per impaurirlo un pò con un 9000 momentaneo; nel guizzo trovo il modo di salutarlo con una manina, mentre lo lascio indietro a meditare sul suo onesto ma scialbo motore FIAT, ricordo triste dei veri Alfa Romeo con carburatori a doppio corpo degli anni aurei che furono, gran bevitori di olio ma prodighi di prestazioni e sentimento.  
Felice del nuovo cimento, percorro annoiato il lungo tratto di Aurelia fino a Rosignano, decidendo di passare per la bellissima Aurelia costiera fino a Livorno, evitando la camionosa Collesalvetti e l'autostrada per Genova.
Una ridentissima macchia mediterranea inonda le nari di profumi soavi, misti a salmastro di scoglio, in mezzo a panorami da sogno, negli stessi luoghi ove terminò le sue riprese l'indimenticabile film "il sorpasso".
Ovviamente a rovinare l'atmosfera ci si mette una datata Volvo diesel 'polar' rossa, sfumettante oleosi fumi particellati di  gasolio lasciati dietro di lei per almeno un chilometro; la supero con sollievo e mi fermo su una terrazza vicino a Quercianella a rimirar il mare leggermente increspato e due barche a vela dolcemente inclinate da un Maestrale pacato, sul filo dell'orizzonte che pian piano si arrossa. Vedo trotterellare cigolante e fumante la 'polar', notando alla guida un uomo di mezza età, dal viso grintoso ed abbronzato e segnato, dalla folcloristica capigliatura 'a rasta mesciata', con una sigaretta 'fai da te' dal tabacco di dubbia origine legale. Siamo in quel di Livorno, in realtà, lo so bene, un cuore d'oro batte dietro quell'apparente durezza, ove la più grande amicizia è pronta a tornare davanti ad un chianti, magari dopo un sano 'scaxxo' per ragioni...politiche, che non val la pena più di enunciare e difendere, da una parte e dall'altra. E' la terra dal cuore rosso sincero, di chi protesta ma lavora e produce con il proprio sudore, che mi costringe però a nascondere la copia de "il tempo" che ho nella tasca esterna del serbatoio: non vorrei finire il mio viaggio qui, già sul lungo mare dell'Ardenza.

(continua)    

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