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FORUM hondacb.net => Honda CB BAR & O.T. (Fuori Argomento) => Topic aperto da: boldor - 01 Settembre 2010, 14:11:16
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fonte Moto.it
Difficile accettare la morte di un ragazzino di soli 13 anni in una gara motociclistica e ancora più difficile digerire la mancanza di un atto ufficiale in tutta la giornata | di N. Cereghini
La tragica morte del tredicenne americano Peter Lenz, domenica scorsa a Indianapolis, apre una serie di interrogativi inquietanti. I fatti sono noti a tutti, ormai: nel giro di allineamento per la gara di domenica mattina, poco dopo le 10 ora locale, Peter è caduto con la sua Moriwaki 250 e purtroppo è stato investito da un altro concorrente, di un anno più piccolo, dodicenne addirittura.
La gara apriva il programma della giornata. La macchina organizzativa era adeguata a una prova del mondiale e i soccorsi sono stati rapidi, il giovanissimo pilota è stato trasportato all’ospedale, i medici si sono prodigati, il coroner ne ha certificato la morte tre ore dopo l’incidente. Dunque intorno alle 13 locali. Si dice però che fin da subito è stato chiaro che ben poco si poteva fare: Peter già in pista era clinicamente morto.
Perché –questa è la prima questione- in tutta la giornata di domenica si è fatto poco o nulla? Nessun atto ufficiale di lutto e di cordoglio. Sappiamo che la Dorna aveva pensato a un minuto di silenzio prima del via della 125, poi rientrato: addirittura, i giornalisti sono stati pregati di ritardare la notizia perché alcuni parenti di Peter non erano ancora informati della tragedia. Meda e Reggiani hanno parlato della morte del ragazzino tra le gare di Moto 2 e MotoGP, ma poi tutto è andato in scena secondo copione: podi, feste, champagne. Peter è stato dimenticato subito.
La seconda questione è forse ancora più delicata: si tratta di capire quanto senso abbia far correre dei bambini su una pista vera e con moto vere. Se sia accettabile una morte così terribile. E su questo piano io non so proprio cosa dire, perché da una parte penso che non sia giusto negare una passione, ma dall’altra parte sono certo che non si deve morire così piccoli. Credo che sia accettabile che i bambini corrano con le minimoto sulle minipiste, con poca velocità, però metterei dei limiti alle formule superiori. Ma non so adesso esattamente quali.
Ora mi preme di più protestare per questo silenzio quasi assoluto, inaccettabile come quella morte. Perché non si è ricordato Peter almeno a fine giornata, quando tante ore erano passate dall’incidente e i parenti erano stati certamente informati?
Non era forse il caso di pensare a Peter Lenz sul podio della MotoGP?
Tutti avevano il diritto di riflettere a fondo su questo dramma, e quindi scegliere le parole e i comportamenti. Oggi fa male ricordare il podio festante, le risate e lo champagne, le regazze e le feste dei protagonisti. I piloti erano passati dove Peter poco prima stava morendo, sul sangue di Peter lavato via con gli spazzoloni in tutta fretta. Neanche una parola per un bambino appena morto con la moto. Mi dicono che sia stato l’organizzatore americano a volere così.
E invece, ne siamo certi, in tanti avrebbero trovato le parole giuste per ricordarlo come si deve e per provare a consolarci. Soprattutto a freddo, a fine giornata, smaltita l’adrenalina. Penso alle voci di Pedrosa, di Lorenzo, di Rossi, Dovi e Simoncelli. Chissà come si sono sentiti i piloti, il giorno dopo.
Nico Cereghini
31/08/2010
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speriamo nel minuto di silenzio a Misano
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D'accordo sul minuto di silenzio,il resto mi sembra retorico.
Se la società dovesse manifestare il dolore per le morti quotidiane non si farebbe niente tutto il giorno e la vita di tutti sarebbe intrisa di tristezza.
Incidenti sul lavoro,incidenti stradali,cancro,leucemia,intossicazioni,etc.,fanno vittime tutti i giorni e dal mio punto di vista muore sempre un individuo;giovane o meno lascerà dolore soprattutto a chi lo ha amato.E' la vita.
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Questo fattaccio però deve essere di lezione per chi resta.
Assurdo spingere in questo modo un ragazzino fino al punto di fargli mettere in gioco il bene più grande.
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Alcuni li spingono, altri (i ragazzini) lo vogliono a dispetto di tutto e tutti
Vogliamo menzionare le molteplici morti di ragazzi che guidano scooters a 14 in città facendo wheeling ed altro?
ieri parlavo con un mio ex collega. Lui (padre) è un tipo bradipo nel vero senso della parola, il figlio vuole solo andare in moto. non va in città ma appena salta sulla moto via sulle colline e strade genovesi a dargli di gas. Morale?: si è recentemente sdraiato rompendosi il bacino (deve far male anche se a 15 anni si fa presto a recuperare). Il padre mi chiedeva info su dove poterlo portare a sfogarsi in tranquillita (una pista) dove almeno non c'è brecciolino, agidi pino, jolly all'uscita delle curve o qualcuno che viene contromano nella tua corsia.
Anch'io ho letto l'annuncio ma tendo a condividere il pensiero di Empi anche se, onestamente, ho proibito a mio figlio di prendere il motorino sino a 16 anni compiuti. perchè? li ritengo troppo giovani ed immaturi per guidare in una città con tante insidie. a 16 vedremo.
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La moto è un giocattolo.
E, non neghiamolo, il fatto che sia anche un giocattolo pericoloso, un pò ci piace.
Morire è brutto. LA morte di un amico in moto (lo so per esperienza, purtroppo) è una cosa che non cancelli mai.
E' presto morire a 18 o a 20anni. E' presto a 40 e anche a 50, cazzarola.
Ma a 13 anni, morire giocando è troppo presto davvero.
Ogni volta che muore un motociclista mi si spezza qualcosa dentro.
Quando muore un motociclista di 13 anni non riesco neanche a capire.
Non ho informazioni inconsce per elaborare la cosa.
Però, quello che mi ha messo davvero a disagio è che per sole questioni di marketing, si sia omesso di raccontare una vicenda così triste.
Per questioni di marketing si fan correre i bambini sulle piste dei grandi.
Per questioni di marketing si cerca di nasconderne la morte.
A me pare tanto triste.
Una volta si correva sul filo del rasoio. Sempre. MA si celebravano le morti dei piloti. Si interrompevano le gare.
Adesso neanche la morte di un bambino ferma lo spot.
Fanculo, a me non piace più
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E' una cosa indegna.
Non dico altro.
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THE SHOW MUST GO ON
lo spettacolo deve continuare ...
Il tutto per paura di un rifiuto di continuare da parte dei piloti big...ecco perchè del silenzio.
Gli interessi sono troppo alti per sospendere.
Ricordate Senna e Razzembergher?
THE SHOW MUST GO ON
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La vita continua,il pianto delle prefiche è prezzolato.
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Il pericolo, quando si corre in moto fa parte del gioco. Chi corre e chi lo vede deve mettere in conto che la morte è dietro l'angolo. Siccome fa parte del gioco, il gioco non può comportarsi come se fosse un'altra cosa. È il gioco stesso che lo prevede. Ci dispiace ma, fermare la gara, mi sembra troppo. Chi ha corso dopo il fatto ha giocato allo stesso modo con la morte.
Si sa che le corse sono pericolose e, chi vi partecipa, lo sa prima di andare in pista. Non si può far finta che non sia così. E se un tredicenne non è in grado di capirlo, allora, basta che non lo si faccia correre. Ma se uno ha scelto di farlo si assume che lo abbia fatto consapevolmente.
È brutto dirlo e, soprattutto, è brutto constatarlo ma è così.
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se tu vai al circo, e il figlio (13enne) del lanciatore di coltelli muore, che fai rimani a vedere la fine dello spettacolo perchè sapeva quello che faceva?
I bambini non capiscono dove stà il pericolo.
Sono sport estremi per dei corpi così piccoli, se capitava ad un adulto forse si sarebbe salvato, ovvio il corpo di un adulto è molto più robusto di quello di un 13enne, la muscolatura, la capacità di assorbire il colpo, il peso...
Serve un regolamento, età minima 16 anni.
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Se vogliamo la cosa grave è che a 13 anni un ragazzino possa guidare una 250 da corsa in una corsa ufficiale. Se il regolamento è sbagliato, allora, pretendiamo il cambiamento e non che il resto del mondo si fermi compreso chi ha scelto consapevolmente (e da adulto) della propria vita.
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Non sono d' accordo.
Il bambino del circo è l' oggetto dello spettacolo,il responsabile è il lanciatore.
Il pilota di 13 anni (non è un bambino,vi prego,è un ragazzo) è il protagonista,a torto o a ragione, della sua scelta.
Si può discutere la sua scelta,non che gli altri dopo facciano una corsa.
Valentino a 16 anni vinceva i mondiali e nessuno diceva che era stato un bambino costretto dal mondo dello spettacolo o da genitori ingordi o irresponsabili.
Il ragazzino sotto a casa mia che va in giro in mono ruota col padre che lo guarda soddisfatto è una vera vittima,il giovanissimo pilota provava le sue abilità sul serio ed in qualche modo era un privilegiato.
Vogliamo abolire i campionati europei 125,dove i piloti hanno tutti tra i 14 ed i 16 anni?
Oppure facciamo come in Svezia ed proibiamo le corse in moto?
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Per carità, sarebbe assurdo cancellare le corse. Una volta che si stabilisce la responsabilità delle azioni (dopo la maggiore età è personale, prima dei genitori) una volta fatta una scelta va rispettata nel bene e nel male. Se si decide che è giusto ed è responsabilità di chi possiede la patria potestà scegliere se far correre il proprio figlio in moto o meno non si puà pretendere che se le cose vanno male è tutto sbagliato. Le azioni sono sempre o giuste o sbagliate e continuano ad esserlo indipendentemente da come vanno a finire. Se quando tutto va bene correre è giusto lo è anche quando tutto va male. In potenza ogni motociclista può morire ad ogni curva, ci vogliamo indignare anche per questo?
Vogliamo recriminare sulla morte di un ragazzino? Forse era giusto ricordarlo. Forse non era giusto stesse in pista. Ma perché nessuno l'ha detto prima? Perché tutti ci pensano dopo quando ormai è troppo tardi? E perché si mette in mezzo una gara, quella successiva, che non ha nessuna colpa? Vuoi per la convenienza (ordine) degli sponsor, vuoi per i costi che avrebbe ripeterla. Vuoi per qualsiasi cosa, fa parte del gioco. Se pensiamo che sia troppo pericoloso correre a 13 anni allora non aspettiamo una leggerezza di un incosciente. Diamo le responsabilità a chi le ha e, se riteniamo che bisogna avere la maggiore età per correre allora così sia.
Ma poi bisogna averla anche per giocare a calcio (puoi scivolare e spaccarti la testa) o dobbiamo fermare il campionato di serie A ad ogni tragico incidente sui campi di calcio la domenica mattina?
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Certe abilità,prima si praticano meglio si imparano ed un fisico più maturo non lo avrebbe salvato.
Condivido il Solla,per chi muore qualsiasi età è ingiusta.
Anche io,come molti di noi,ho avuto un amico morto in moto ed all' atto pratico la sua scomparsa è stata ben più grave; a 38 anni ha lasciato moglie e tre figli.
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E' interessante il saluto che ha fatto il papà del ragazzino.
Non si piange addosso, sottolinea la passione del ragazzo.
E dice che gli mancherà.
Tanto dolore e tanta dignità.
La vera tragedia è che senza internet non se ne sarebbe saputo nulla.
Le moto non sono più trattate per quello che sono.
Le fanno vedere solo come un grande giocattolo colorato per la tv.
Per le famiglie (che ho visto con questi occhi, a Misano) che esultano quando cade un'avversario del pilota del cuore.
"ai miei tempi" Falappa si spiccicava davvero e rimaneva seriamente danneggiato. Chi seguiva le moto sapeva che in gara ci si faceva male. O si moriva.
Se l'avversario del tuo pilota preferito cadeva si rimaneva col fiato sospeso.
Da motociclisti ci si preoccupava di una caduta perchè la si era provata sulla propria pelle.
Oggi Valentino Rossi si sfrappola una gamba e in poche settimane è li. E così De Puniet.
E tutti a dire che gli eroi e sta ceppa... e tutti in moto in ciavatte e canottiera... gialla.
E se muore un ragazzino si sta zitti.
Altrimenti Yamaha e Honda non vendono gli scooter e non pagano l'iscrizione al motomondiale.
E Ducati non fa più la moto da bar. E quella per fare la copertina di Riders.
E' triste. Triste triste.
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Anche oggi che sfiga... Incidente tanto brutto quanto sfortunato!
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davvero, che sfortuna.