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IN VIAGGIO => Diario di Viaggio => Topic aperto da: Curvator cortese - 18 Ottobre 2010, 16:22:22
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Bel tempo, prenderò la mia lesta "topina" per recarmi al lavoro.
Il fresco di questi giorni l'ha resa frizzante a tal punto da farmi lasciare la tessera a casa, mettere l'imbottitura invernale al longevo "dainese", il pantalone un pò più pesante, cercare le chiavi che non sbattono sul cruscottino.
Mia moglie mi vede stranamente contento questa mattina, tanto da chiedermi ancor prima di vedere il noto vestiario: "vai con la moto!?".
Nel risponderle un "sì" assai giulivo, fischiettando predispongo la vestizione, saltellando dal bagno alla camera da letto.
Piccolo controllo delle cose da portare, delle chiavi, del copriscarpa, del libretto, della borsa a tracolla con tutto l'armamentario del lavoro da traslocarvi... inevitabili attenzioni assai simili al controllo degli strumenti di un aviatore prima del decollo, onde evitare che le mie lacune mnesiche, di senil anagrafica natura, non mi obblighino poi a risalire e riscendere come troppe volte è accaduto.
Sono in garage, finalmente, fischiettando alzo la bascula, accendo la luce e...lei m'attende coperta da un dorato telo a malapena appoggiato, che abilmente le tolgo con un preciso volteggio aereo, sempre quello, seguito da una accurata piega e quindi appoggiato sull'altro mio gioiello sopito, anch'esso protetto da un vestito su misura di cotone purissimo blu, con il marchio impresso dell'elica che tanto vi turba.
Casco, guanti, una piccola difficoltà nello scavallarla dallo spesso tappetino, studiato per ammorbidire l'altrimenti dura manovra che ogni volta mi disturba nel clangore evocato. Un fugace pensiero, subito scacciato, alla mia diminuita prestanza fisica nel medesimo atto ripetutto migliaia di volte nei quasi 40 anni di onesta professione motociclistica.
Piccolo controllo all'astina dell'olio: al massimo, come al solito. Questa moto non mi consuma olio: sono fortunato anche in questo.
Ma ecco, finalmente a cavallo, aperto il rubinetto che, seppur a depressione, chiudo ogni volta che la moto si fermi per ore; un attento controllo che i fari siano spenti per evitare la "schicchera" brucia-lampadine nell'accensione, una bella tirata all'aria e...
Zì Zì Zì Zì!
Zì Zì Zì Zì Puf!
Zì Z' Puf Splat!
Benedetto Vincenzo, quante volte l'Empi ed il BigC t'hanno detto che l'aria va tirata tutta al mattino!? Vabbè, a malincuore applico la tecnica necessaria soprattutto dopo più di 3 giorni di fermo: aria tutta tirata e lieve rotazione del gas nel pigiare il pulsantino, frizione tirata onde ridurre ogni inutile ed aggiuntiva resistenza all'avvio...
Zì Zì brumble, rumble clang rumble clang splat tromp trompoooootraaa bromtraaaaaa pufffshhhh Rumbrooooooooooooooooooooooo, rumbrooooooooo, rumbroooooooooooooooooooooooooooooommmmmmmmmmm...
Eccolo l'orologio svizzero al lavoro, ehm, del sol levante al lavoro, girare rotondo e pulito.
Piccoli saltuari colpettini di gas a 1500 giri, per poi tornare a 1200-1300 per circa un minuto, con l'odore venefico di benzina verde che m'avvolge sempre più, facendomi tossire anche un pò, oltre ad essere guardato male da quel vicino di box che passa veloce in mezzo ai miasmi mefitici e cancerogeni del piccolo riscaldamento, che mi avvolgono sempre più puzzolenti e copiosi.
Lei è più importante, sento i metalli che ringraziano, mentre un velo d'olio sempre meno tiepido riduce ogni rumore anomalo.
Ecco, abbasso un pò ulteriormente il regime per ingranare la prima ed evitare il clank eccessivo(inevitabile sofferenza che sento anche nelle moto moderne al semaforo, con il loro inevitabile balzetto in avanti, spesso per l'eccessivo gioco alla leva, che perciò mantengo al minimo permesso dai sapienti consiglieri, che me l'allentano ogni volta).
Orpo. la salitona del garage. No, non la potrei mai imboccare subito a palla ed imballato come tutti i proprietari di Scooters del mio garage, (loro con il motore ancor bello freddo dopo l'immediata accellerata dopo lo scavallamento violento e menefreghista dal risicato e traumatizzatissimo cavalletto)... e poi in cima qualcuno potrebbe passare.
Meglio un pò di giusto abbrivio e di seconda marcia, con il motore sotto 2000 giri e via, due piccoli colpetti di clackson e scalata in rilascio in cima, pronti a frenare.
La giornata è luminosa e fresca, meglio scaldare un altro minutino il mio gioiello. Le teste sono ancora tiepidine per dar libero sfogo alle marce intorno all'isolato. Piccoli colpetti. nel rispetto di quanto sentii dire tanti anni fa da un tecnico della MV Agusta, che spiegava quanto fosse importante scaldare diversamente un motore a 4 tempi da un motore a due tempi: il 4 tempi ama i colpetti di gas, come benefici oliatori del tutto.
Abbasso la visiera e parto, prima, seconda, terza a 2000 giri... come va bene questo motore, puoi spostarti in città senza bisogno di tirare le marce, non ti serve superare i 3000 giri/'. Se vuoi correre bastano i 5000 giri, per muoverti assai allegro, anche troppo, snocciolando le marce in successione e la scalata mi serve solo per aiutare la frenata, non serve se sfrutti la grande elasticità di codesto portento della tecnica.
Forse uso troppo il cambio, ma le mie moto non si sono mai lamentate di questo.
Ecco il semaforo rosso, accarezzo ambedue i freni nel rallentare, nel contempo scalando due marce e per trovare immediatamente il folle. Il folle, già, non capisco perchè la maggior parte dei motociclisti che mi si affianchino non mettano mai il cambio in folle al semaforo, non si fa... non è corretto giocarci al dondolo con lo slittamento, nevvero!? Perchè stare con quella leva tirata, spesso facendo degli inutili balzelli in avanti. Io la prima la ingrano solo dopo che il passaggio pedonale si è messo a lampeggiare, sarò esagerato?
Verosimilmente sì, ma quanto mi piace esagerare quando metto il sedere su questo sellino...
(continua, per chi vorrà leggermi)
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orca trota! io sarei stato un pelino piu' sintetico! ma di poco, eh! una cosa tipo:
'che hulo, oggi riesco ad andare in moto!!' :D :D
Dai Vince', aspettiamo la seconda puntata ;)
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Bellissima descrizione , forse credo di sapere il perchè della leva tirata ( voglia di arrivare primo )
Valentino non aspetta mica che scatti il verde per ingranare la marcia :toothy10:
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(continua, 2^ puntata)
Eccomi nel primo traffico cittadino di una Roma caotica e nervosa, come tutte le grandi città sanno essere; devo ora stare attento a quel garage da cui escono sempre leste signore "a palla", senza guardare. L'altro giorno un bionda attempata, con occhio sfuggente ed ipermobile, con ipotelorismo in occhiaie borsose, (con pelle aggrinzita e cadente del viso come da verosimile dieta dissociata, aiutata da pillole anoressizzanti e coadiuvata da insoddisfazione sessuale e lavorativa di lunga data), mi è sbucata veloce da lì, senza guardare; alla mia frenata e strombazzata ha inchiodato subito sgranando il pesto occhio dai riflessi di bragia e, senza chiedere scusa, con un gesto accennato stizzito della mano sinistra, è ripartita a razzo con gran pattinata di frizione ed imballata di motore, con la sua fiat 600 celestino pallido piena di bozzi e righi.
Ecco il primo dei tanti semafori che incontrerò sulla mia lunga strada, questo in particolare ha il rosso che dura poco, quasi piacevole per la temperatura ancora non ideale del motore di Cio Cio San (o Pollicina per voi che leggete, visti i bulloni che ho seminato strada facendo nei primi 3000 km percorsi insieme dall'acquisto). L'aria frizzante fa prendere i giri ancor più lestamente al generosissimo motore del mio Bol d'Or; finalmente posso "tirare" le marce fino a 4000 giri.
Empirico, BigC, lo so che usare il termine "tirare" le marce a tal numero di giri a voi fa sorridere, ma avete ben visto quanto si corre con un 900 anche sol cambiando a tal regime? Anche troppo in città, ammettiamolo! Ammettetelo!
Eccola, la famosa rotonda dall'asfalto perfetto che posso percorrere inclinandomi piacevolmente più del dovuto. Non prendetemi per matto, è vero che questa è la strada più lunga per andare al lavoro, ma è l'unica che ha due tre curve ove possa piegare un pò più, e due bei rettilinei liberi dove "tirare" le marce liberamente (ehm, a 6000 giri, BigC, non di più; gli 8000 li preservo per quando, invero con un pò di dolore psicofisico, dovrò raggiungerli per tenere il vostro passo su strade curvose extraurbane).
Eccola l'amata rotonda, è libera, evviva, accelero un pò e comincio a piegare fin quando la punta della scarpa sinistra accarezza il terreno. Che amichevolezza mi danno queste Metzeler: le poche volte che ho provato a cambiarle (con Isolde, un adorato BMW K75) me ne sono sempre pentito amaramente. Non mi hanno mai mollato all'anteriore, solo qualche leggera scodata in staccata, favorita dal brusco ed anelastico cardano del BMW. Con il mio nuovo (si fa per dire) Bol d'Or, le scodate sono possibili solo agendo sul pedale del freno posteriore con malizia, e più che di scodata parlerei di una gradevole e progressiva, lieve spazzolata.
Orpo! Ecco il malefico semaforo controllato manualmente da quella ottusa vigilessa, dallo sguardo grifagno a malapena visibile sotto quel ridicolo elmetto calzato troppo sugli occhi, dalla lunga coda di cavallo falsamente corvina e la pancetta inviperita; è lei l'unica responsabile di quel rosso che permane per tempi che sembrano infiniti, praticamente biblici, creando file immani solo nel verso da me percorso; Il verde lo tiene acceso pochi secondi, infatti ecco il giallo e la sua mano che corre lesta alla penna ed al taccuino; mi fermo, spengo il motore raffreddato ad aria/olio, tanto ne avremo di tempo da aspettare! Non posso rischiare di surriscaldare inutilmente così i miei quattro coccolatissimi cilindri, le loro teste ed i pistoni.
Il mio vicino con una fiammante Yamaha 600 mi guarda stupito del (per lui) inspiegabile mio atto, (trattenendo a stento le sue nervose dita sulla leva della frizione immancabilmente tirata). Figlio mio, io non ho ventole e radiatori dell'acqua, indispensabili nei climi torridi e di fronte a vigilesse siffatte! Due o tre colpi di clackson di qualche automobilista giustamente innervositò dal disequilibrio della situazione, prolunga i tempi del rosso di almeno due minuti. La psicologia impone di non suonare in tali situazioni, giacchè il malcelato complesso di superiorità, aggravato dal ruolo e dalla prepotenza di alcuni vigili urbani (soprattutto donne, e non me ne voglia la Donna del Paella, da cui ho tratto ispirazione per la sinteticità del mio racconto), può venire enormemente alimentato da un nostro siffatto agire. Non ci vuole una laurea in psicologia per capirlo.
Una piccola sfiorata al mio pulsante dell'accensione ed il motore subito riborbotta, fresco e riposato nell'attesa del disiato verde, non prima di aver riacceso il faro, premurosamente chiuso prima del pregresso spegnimento, è ovvio. La mia Cio Cio San non ha le lampadine Wurth del BMW, che non si bruciano mai (in 18 anni di uso tenendole sempre accese, merito anche di un discreto progetto dell'impianto elettrico suddetto, come la durata della batteria Mareg giuntami a 12 anni, poi cambiata non perchè non andasse, bensì perchè il meccanico aveva timore che potesse morire nel preventivato viaggio in Corsica. A proposito, il BMW mi è partito in garage dopo un anno di fermo, seppur a spinta, senza bisogno di caricarla la Mareg: il quadro ancora si accendeva, questi tedeschi!!! Come lavorano al Tornio!!!)
Come immaginavo il tizio della Yamaha, al tardo verde, agognata chimera finalmente accesa, parte a razzo con il motore che ruggisce, con inutile e prolungata sfrizionata ( beh, siamo quasi al momento di cambiarla quella povera frizione: ha ormai quasi diecimila chilometri sapete!?), seguito da uno stuolo di guizzanti Honda SH e dai "vorrei ma non posso" Liberty Piaggio (con il braccetto laterale sottilissimo del cavalletto immancabilmente tutto torto in fuori; i nuovo scooter Piaggio li riconosci da questo piccolo particolare, oltre dal fatto che siano gli unici ad ammutolirsi precocemente sotto la pioggia battente e relative pozze percorse in velocità; non è cattiveria, parlo con la cognizione di causa dell'aver toccato, ahimè, con mano).
Eccolo il famigerato Sanpietrino che contribuisce alla favola di pollicina del mio mezzo; più tardi a casa, controllerò quanti bulloncini m'è costato, il percorrerlo, quello sconnessissimo tratto con tombini profondamente infossati e che il traffico non sempre mi permette di evitare, come sarebbe nostro dovere nel rispetto della nostra giumenta.
(Continua)
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(continua, 2^ puntata)
Eccola, la famosa rotonda dall'asfalto perfetto che posso percorrere inclinandomi piacevolmente più del dovuto. (Continua)
Unico e inimitabile :wav:
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A Vincè, ho contato approssimativamente 100 righe e sei solo al primo semaforo, ecchetasso!!!!! :headbang:
;D
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A Vincè, ho contato approssimativamente 100 righe e sei solo al primo semaforo, ecchetasso!!!!! :headbang:
;D
Ehhhh, ancora è lunga la strada, ci sono altri 4 km da descrivere...
E poi il ritorno, dove lo metti il ritorno?
Altro che 100 righe!!!
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...
Altro che 100 righe!!!
Deve arrivare a 14.233!!! :read2:
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(continua: 3^ puntata)
Ecco il viale delle miglior disfide pararmisi avanti, sperando di aver un rosso acceso al semaforo e che nel contempo possa affiancarmisi un Tmax, con l'intruso e supponente cavaliere dall'elmo momato ed occhiale gocciato a specchio, con la marmitta inutilmente aperta ed il costoso variatore malossi dai rulli troppo alleggeriti, con la punta del piede sinistro fuoriuscente inutilmente di molto dallo scudo anteriore, con quello scuro giubbotto in pelle ed, ahimè lasso, la pelliccia folta sul collo, (sperando che quel pelo sia sintetico, giammai che provenga da un povero cane cinese, poi finito sulle tavole di quei civilissimi palati o nei retrobottega di qualche sudicissimo ristorante orientale nostrano).
Questa volta il destino non m'accontenta, solo scooter dalle improbabili ciclistiche mi s'affiancano oggi, con gli immancabili cappottini neri sulle ginocchia tipici dei tiepidi motociclisti cittadini: assai disonorevole sarebbe partire a razzo senza un valido avversario nella pur disiata disfida. Godrò del mio vivace tiro fino a 3000 giri, bastando verosimilmente per non rimanere troppo indietro da quei frullatori rumorosi, dalle valvole minute e fragili e dagli altalenanti e sottodimensionati impianti elettrici (in cui piaggio docet).
Eccolo il mio (fu) nobilissimo Istituto, derivante da patrimoni donati da anime ricche e generose dal XVI secolo fino al secolo scorso, per assistere derelitti, malati e chiunque avesse bisogno di conforto o ristoro. Fu costruito nel ventennio di epoca fascista, quando ancora il socialismo preponderava nel cuore di un qualcuno che poi si perse, facendone però luogo d'assistenza e residenza di tanti orfani delle troppe guerre che infettavano TUTTE le nazioni di allora, insegnando loro un valido mestiere per quel futuro che si colorò d'incerto anzi, tingendosi poi di sangue.
Oggi è un disonorevole loco gestito da un laido pubblico, aduso a suggere al meglio ogni vital linfa da tal patrimoni, spremuti grigiamente in funzione di un particolare di pochi, fenomeno assai caro ad alcuni (mal)dirigenti politici (d'ogni colore, pronti a cambiar sovente casato) ed alcuni loro infidi sgherri interni sindacalisti procacciator di voti, (anti)cavalieri spesso già plurinquisiti (e mai condannati) di fronte ad evidenze cartacee di malfatti in tasca e di odiosi progetti di ricchi tornaconti nel freddissimo ed interessatissimo cuore.
Dovrò parcheggiare Cio Cio San in un luogo sicuro e ben controllato dalle telecamere, onde evitarle vigliacche offese da parte di quell'accennata torbida mafia interna da me onorevolmente osteggiata, come già accadde a due gomme della mia valente ed onesta Caposala ed alla moto BMW dell'onestissimo (perla assai rara) dirigente Direttore dell'Assistenza, infranta per terra appositamente e proditoriamente. Solo così potrò lavorare serenamente, fregandomene dell'ultima lettera anonima diretta a mia moglie (la terza), ove si accenna a mie ipotizzate abitudini sessuali contro natura di "omo con omo", in aggiunta alle pregresse ancor più ricche di cattiverie e di ipotizzati omicidi a danno di poveri anziani (di cui vi grazio per pudore). Poco importa a codeste anime felle che nel mio Istituto ci sia un basso tasso di mortalità, con altissimo numero di centenari (invero grazie a Nostro Signore, più che all'operato dello scrivente archiatra, comunque facilitante anzichennò e non opponente tale longevo Suo degnissimo progetto, pari solo al nostro CB), e che i vecchietti siano contenti e mangino bene. L'importante è come scuotere il ricco albero, non movendo le fronde, ma tagliandone le radici e scerpandone i rami, per rubarne meglio i frutti. Guai al non colluso guardiano che interferisca su tale inveterata abitudine: lo si schiacci come si deve, con ogni mezzo, preferibilmente illecito.
Tralascerò del mio lavoro, talora ricco di secrezioni odorose riempienti le nari o di patologici e talor sanguinanti e dolorosi eventi, nel gran tempo più volto a parar lo mio sedere intonso non dagli ipotizzati abusi sessuali, bensì dalle frequenti cattiverie della mafia interna che mi onoro di contrastare: spiegansi così i più volte avvenuti controlli dei Nas ed altro che, con gran dispiacer di alcuno, hanno trovato sempre tutto in ordine (modestamente!).
Gli è che lo stesso amatissimo Dante avrebbe avuto il suo da fare nel collocare qualche anima prava o fella, tipo quella del local sindacalista eventualmente e per gioioso e salvifico evento della di lui dipartita, giù nel profondo, a pieno titolo da poterlo inserire per lo V cerchio ( iracondi ed accidiosi), o per lo VII cerchio-III girone (bestemmiatori), o per lo VIII cerchio nella bolgia dalla V alla X ( barattieri, ipocriti, ladri, consiglieri fraudolenti, seminatori di discordie e di falsità), o per lo IX cerchio nelle zone della ghiaccia di Cocito Caina-Antenora-Tolomea-Giudecca (traditori delle persone care, della Patria, dei buoni, dei benefattori, dei commensali), o financo nell'antro della terra, nella natural burella a farsi dilianare da Lucifero (traditori delle autorità religiosa e politica), risultando verosimilmente indigesti anche a cotal pregiato conoscitore di odiosi malfatti e misfatti. Lo stesso Satana potrebbe non fidarsi ad averlo vicino alla sua mensa, dovendo mangiare con una mano sola, l'altra dovendo tenerla sul portafoglio, con l'occhio attento al piatto affinchè non fosse visitato e vuotato dall'altra bocca famelica adusa ad ogni appropriazione, purchè indebita.
Ohibò, ho parlato poco di moto e troppo dei vapori di pubblica cloaca e dei comportamenti escrementizi di alcuni "tubi digerenti che camminano" che colà vi sguazzano complici.
Me ne scuso!
Torniamo quindi con gran gioia all'unico argomento che poi veramente m'interessi: la mia moto!
La vedo dalla mia stanza luccicare nel piazzale grazie anche alla passatina di "pronto mobili" che me l'ha così ben cerata e profumata, e tal vista m'arde... e sempre m'innamora, tal che non penso di guarir dalla cronica patologia più mai!
Tra poco l'accenderò e godrò di lei, nel tornare a casa nel caotico traffico di una Roma stanca ed inquinata come non mai (non solo nell'aria).
Lo sento, oggi una sfida m'attenderà gloriosa al semaforo della Colombo.
Dovrò avere il motore ben pronto, prima di scatenare al galoppo la mia co(p)piosa mandria di cavalli dal caldo e quieto pascolo di trotto in cui normalmente la rifugio...
Quivi si parrà la nobilitate del cavaliere e della sua prestante giumenta, con l'alloro prevedibile come propria ricompensa e lo scherno (o scorno) del malcapitato come atto di giustizia.
(continua)
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Che letteratura :icon_study:!!!!!!!!!!!!!! attendo la 4°a puntata con ansia!!!!! :hello2: :hello2: :hello2: :hello2: :hello2: :hello2: :hello2: :hello2: :hello2: :hello2:
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(continua: 4^ puntata)
Eccitato come un adolescente esperto onanista di fronte ad un sito appena scoperto di fanciulle disinibite e discinte in "dinamica azione" o, per essere più realista, come un 53enne voyeurista (ehm) di fronte ad un sito di brune fanciulle vestite con "cameltoe in statica ed ammiccante posa", tolgo il "sudato" camice per indossare il pesante dainese e, fatti i dovuti controlli di chiavi e chiavine, esco veloce giù per le consunte scale dell'ultimo luogo di dolore che, ahimè, ho scelto ripetitivo come vita lavorativa da sempre. Naturalmente non vi dirò di come, ormai troppo spesso, sia costretto a tornare sui miei passi per le continue dimenticanze (quando il casco, quando i guanti... ecc). "Chi non ha testa ha gambe" recitava la mia mamma quando, ancor io giovane (e sanza alcun sospetto), già v'erano avvisaglie (rade) di ciò che oggi è più sovente: posso solo dirvi che "post hoc, ergo propter hoc" ho delle gambe assai toniche, da sempre!
Eccola, la mia Pollicina-Cio Cio San, la mia Madama Butterfly che attende solo di essere montata e posseduta, senza alcuna "Suzuki" d'intorno a disturbar l'incontro. Non ti tradirò come il vile Pinkerton, siine certa, mia dolce compagna dagli occhi a mandorla e dal corpo aggraziato e vellutato, come solo una geisha orientale sa essere!!!
Inizia la procedura complessa di accensione alla Furio (ve la ricordo per dovere di cronaca: scendere dolcemente dal cavalletto senza star sopra la moto, salire sulla moto, controllare che le luci siano chiuse, non toccare i freni che accendono la lampadina posteriore che si potrebbe fulminare nella schicchera accensoria, tira l'aria a fondo, apri il rubinetto della benzina, tira la leva della frizione per diminuire le resistenze in gioco inibenti potenzialmente l'invito alla rotazione del tutto con inutili quanto deleteri trascinamenti, accarezzare il pulsante dell'accensione quel tanto che basti con un pelo di rotazione del gas eventualmente ripetitiva).
Ed il miracolo si ripete, dolce carezza per la mia chiocciola ed il mio organo del Corti bilateralmente, con le cellule stimolate da piccole onde di endolinfa, preludio alla produzione di endorfine in altro vicino loco, per irradiarsi poi alla corteccia e rendere inevitabile il riflesso condizionato del pacato riso che atteggia le soddisfatte labbra (in una modica ma tonica dilatazione nei sempre meno compiacenti corpi cavernosi, un pò più in giù, ove sempre meno sovente batte il sole).
Zi Zi splffuvrooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo (1500 giri)
Vrooooooooom Vroooooom piccoli sapienti colpetti come il vecchio meccanco della MV insegnava, senza superare i 1500 giri e tenendosi di base non troppo sopra i 1200, nel contempo richiudendo progressivamente l'aria, proprio come quando procedo ad effettuare una endovenosa lenta di vivifico cortisone in un soggetto collassato ed esangue e, come costui pian piano si ricolora e riprende, così il mio CB gira vieppiù rotondo e regolare, man mano che riduco fino a chiudere la corsa dell'arricchente levetta.
Ora si tratta di attendere un pò, con la mia mano deguantata che accarezza le teste tiepide e sempre più caldine, mentre dai tavolini esterni del bar dell'istituto uno dei gruppi di solerti impiegati della vicina ASL ( al loro 4° caffè delle frequenti pause che caratterizzano gli impiegati italiani del ramo) mi osserva incuriosito ed interrogativo.
Ci siamo, le teste sono adeguatamente calde, si possono levare gli ormeggi ed avviarci verso quella parte pulita del piazzale (appena asfaltata di un asfalto ruvido e scuro ove, sicuramente in seconda marcia, inizierò a piegare disegnando cerchi regolari destrorsi e sinistrorsi in discrete pieghe da pedana aterra.
Con quest'asfalto la gomma fredda non è certo un fattore limitante: limitanti sono semmai quegli aghi di pino che cercherò di evitare magistralmente.
Inutile dirvi che un fuggevole sguardo a quel famoso tavolo dei laboriosi impiegati mi rivela un quadro fantastico di 4 persone con la tazzina a metà strada ferma nell'aria, che non giunge più alla bocca, con l'espressione di lor che da primariamente interrogativa vien seguita da un sommesso e simultaneo scuotimento del capo che non risparmia nessuno dei 4 probi lavoratori. Poco m'importa, mentre sto provando quelle magnifiche sensazioni esaltate dai sensori glutei stimolati nel modo migliore dalla sella inclinata e dalle forze centrifughe che chiedono una grazia centripeta perchè la fisica dell'equilibrio sia rispettata, come solo un motociclista cronicamente patologico può semeiologicamente provare in una esaltante piega: piacere fisico allo stato puro, altro che! E che dire di quel piacevole massaggio a medio-alta frequenza in regione testicolare, una sorta di seduta fisoterapica sensuale che accompagna ogni marcia inserita... Ah l'amore!
Imbocco l'uscita e, con gomme ormai caldine dai numerosi otto percorsi poco prima, il Largo Bompiani mi attende per l'ulteriore piega a sinistra, con accostata in rotta Ovest-Nord Ovest, nel giungere da Sud: una bella e lunga curva che spero nessuna macchina possa interrompere.
Cio Cio San pulsa regolare e nervosa come il motore di un Mitsubishi "zero" nei suoi primi voli sopra il Giappone, nell'attesa che si scatenino tutti i sui cavalli ove servano; ancora due semafori tranquilli e poi, se il destino lo vorrà, ci attende una sfida gloriosa al semaforo prima del tratto in salita verso Caracalla. Chiedo una sfida onorevole (ma non troppo) al destino, un monster 600 o 620, un Tmax smarmittato, un 600 nudo anche di ultima generazione (e qui sarà un pò più dura, ma ce la potrei fare...). Vedremo tra poco.
(continua)
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a vincè leggo con picere, tra le righe vedo in un futuro prossimo un bel giro in pista con la tua bella :wave:
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5°puntata!! :director: :director: :director: :wav:
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...solo per abbonati.
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sto fine settimana non un gra che da fa' ce la faccio a leggermi tutte la puntate.... :icon_study: quantocosta l'abbonamento?
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Abbonamento necessario ma assolutamente gratuito, cari Cavalieri dell'ala d'or; assai presto si giungerà alla sfida in cui si parrà la nobilitade de lo scrivente cavalier e della adorata giumenta sua. Ne vedremo delle belle, che per altri furon brutte, ohimè per loro, stralassi e... lessi!
:love4:
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Troppo buono, nobile Parsifal,
cui un mio particolar inchino v'invio rispettoso e cibernetico:
:notworthy:
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(http://www.saintforum.net/style_emoticons/default/popcorn.gif)
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A Vincè...perchè non provi a farlo diventare un libro?? :sign13: :sign13:
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A Vincè...perchè non provi a farlo diventare un libro?? :sign13: :sign13
Caro Freddie, sono in pochi quelli che riescono a sopportare il mio modo di scrivere prolisso, palloso, ridondante, paludato e desueto.
Solo alcuni di voi possono non infierire e sorriderci, permettendo la continuazione del (per me) rilassantissimo gioco, senza parenetici rifiuti o soverchi lazzi commentatori del reiterato, ancorchè comprensibili.
:love4:
P.S.
Pensate che ad un controllo ASL alcune dottoresse hanno voluto fare le fotocopie di alcune mie cartelle ospedaliere, assai divertite da un gergo che non avevano mai incontrato clinicamente nelle loro frequenti verifiche.
Solo un esempio tra i tanti:
"l'eretismo ansioso del Paziente in incomprensibile eziogenicità ambientale scatenante, giungeva a coprolalico gergo e discomportamentale gestualità pericolosa per sè e per l'altrui incolumità, tanto da costringere l'esaminatore a contenerne l'eccesso fisicamente et a somministrare un salvifico benzodiazepinico rimedio parenterale, avendone poi tranquillizzante beneficio e normalizzante sonno ristoratore a seguire".
Inutile dirvi di quanto mi sia scatenato quel giorno nel colloquio, come se fossi un archiatra trecentesco...
bah, comunque si sono assai divertite sorvolando sugli inevitabili problemi che, volendo, sempre si trovano in un vecchio Istituto.
Mi diverto così, perdonatemi se potete...soprattutto pensando come in realtà mi contenga per non esagerare. Cosa accadrebbe se esagerassi? Meglio non saperlo, dovreste espellermi immediatamente dall'amato sito, e qualcun'altro dalla clinica, stranendovi come già ebbe ad accadere nell'altro scooteristico da parte di pochi giovincelli, garzoncelli assai poco scherzosi (soprattutto uno con un Tmx di cui tenevo facilmente il passo con il mio silverwing 400 per niente truccato su strade di montagna, onta non digeribile,comprensibilmente, per il suo onore, che arrivò anche a minacce fisiche scritte in messaggi personali, da me contrastate degnamente nel modo che ben immaginate, in punta di penna, sanza timore alcuno in pubblico sputtanamento).
Accidenti a me ed alle mie auliche e "volgari" letture.
Ohimè tapino!
Abbiate pazienza e vogliatemi bene, come ve ne voglio tanto anch'io, onorato di avervi conosciuto et estasiato dall'aver conosciuto il CB 900 bol d'or!!!
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Guarda Vincè, se riesci a fare leggere con piacere e curiosità il sottoscritto che ha ignorato di brutto il sommo poeta e letteratura varia :BangHead: hai fatto........UN MIRACOLO :angel4:
Secondo me se scrivi un libro diventi milionario :D!!!!
:hello2: :hello2: :hello2:
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"l'eretismo ansioso del Paziente in incomprensibile eziogenicità ambientale scatenante, giungeva a coprolalico gergo e discomportamentale gestualità pericolosa per sè e per l'altrui incolumità, tanto da costringere l'esaminatore a contenerne l'eccesso fisicamente e somministrando un salvifico benzodiazepinico rimedio parenterale, avendone poi tranquillizzante beneficio e normalizzante sonno ristoratore a seguire".
Se fossi tuo paziente, con una dicitura simile in cartella, l'appenderei a mò di encomio. :notworthy:
:love4:
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spero di incontrare un giorno Vincenzog, per come scrive penso che sia una persona veramente da conoscere :hello2:
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spero di incontrare un giorno Vincenzog, per come scrive penso che sia una persona veramente da conoscere :hello2:
Troppo buoni...grazie di cuore.
Dovrò quindi subitosto procedere a stilare la nuova puntata sul glorioso ritorno a casa.
P.S.
Quand'é che riprenderemo le socializzanti, pantagrueliche e serotine cene romane del gruppo?
:wav:
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vero! bravo!! :)
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Dovrò quindi subitosto procedere a stilare la nuova puntata sul glorioso ritorno a casa.
:BangHead: :BangHead: :BangHead: :BangHead: :BangHead: :BangHead: :BangHead: :BangHead:
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Non è per quello che scrivi ma....per il ritorno. :laughing7:
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Bravo Vincenzo,
riesci a fotografare gli attimi di questa vita fuggente/fuggevole.
Forse è per questo che ci siamo dimenticati di amarla (la vita) ?
Continua e.... grazie
Elio
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Fotografare?Direi un lungometraggio alla Visconti.
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Non ci crederete, avevo quasi terminato la ricca 5^ puntata quando, ad un certo punto e senza motivo, si è autocancellata dal computer...prima che la potessi inserire.
Forse un segno del destino in vostro favore, direi di grazia nei vostri confronti.
Peccato, la riscriverò!
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peccato... per te: ti tocca riscriverla!! :D
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(continua, 5^ puntata)
Le robuste ed ancor segnate teste, opacate dalle intemperie e solarità trentennali, sono ora ben calde. La mia testa, impaziente e pluricinquantennale è in via di progressivo riscaldamento ed eccitazione, facilitando i battiti cardiaci che sento ritmare ad un livello diverso, come se il mio organismo conoscesse cosa potrebbe accadere da qui a pochi minuti, preparandosi alla pugna: chissà se tutto questo preluderà ad uno sfogo salvifico imminente oppure dovrà scaricarsi psicosomaticamente su un indifeso intestino, assai coliticamente irritabile, come accade a molti di noi oggigiorno per le troppe situazioni di vita ai limiti dell’accettabile assorbite e mai scaricate con la giusta fisicità. Questa, certo, potrebbe essere una causa assai nobile e purificatrice di tanti rospi digeriti senza mai sputarli, solo nella giornata di oggi; speriamo che sia così. Mi fermo nell’immettermi sul veloce vialone in discesa della Colombo per far passare una corpulenta signora con eccesso di spesa nei molteplici pacchi, osservando nel contempo una Smart sfilarmi vicino in inutile accelerata, con una bionda falsa e magrissima donna alla guida, con l'ennesima sigaretta pendula dalle anomale ed innaturali siliconiche labbra, naso sottile innaturalmente impennato in punta che forgia le narici anteriorizzate a porcellino, dagli occhi azzurri freddi e grifagni ipermobili ed ipotelorici che mi fulminano per averla rallentata nella sua corsa continua giornaliera verso il dinamico nulla; costei sfiora la povera e pingue signora creandole un vento artificiale che le scompiglia la gonna scura fiorata, costringendola ad un balzo di sicurezza in avanti per evitare l’arcigna, biliosa, arrampicatrice sociale ed anche un pò mignotta (povero marito) che sfila via rapida verso il prossimo rosso. Ecco l’altro semaforo, ove una delle tre file regolari di macchine è turbata nella simmetria dalla messa di traverso della nota ed impaziente guidatrice della smart, che ne chiude inspiegabilmente una; nel passare in una più laterale a sinistra verso lo spartitraffico, osservo la tinta bionda guardarmi in maniera inutilmente aggressiva, assolutamente non responsiva al mio sardonico sorriso che sicuramente la farà arrabbiare ancora di più (ed è quello che voglio). Non ho moto accanto nell’attesa di partire, vedrete che forse oggi non accadrà nulla al prossimo semaforo, quello sempre rosso ove la Colombo sale con lieve curva destrorsa, senza immissioni turbanti ogni qualsivoglia poderosa accelerazione della mia Cio Cio San, lanciata nel vento sempre più impetuoso derivante dalla voluta ed amata mancanza di un parabrezza katafalchico. La lieve salita esalta le qualità di coppia e di tiro ai bassi e medi regimi dei vecchi progetti; infatti anche la mia teutonica Isolde se ne giovava con grandi risultati ogni dove se ne presentasse la bisogna; ma ora ho tiro anche in alto ed il discorso risulta assai più interessante anche per il lettore attento che sappia discernere tra i diversi momenti torcenti dei diversi motori, alcuni con tiro copioso da rimorchiatore in grado di strappar banchine, altri come frullante turbina a reazione che fanno planare lo scafo a velocità incredibili. Ecco, la mia Bol d’Or è nel giusto mezzo, ove stanno le migliori virtù prestazionali motociclistiche, quelle che rendono una guida esperta appagante e, talora, eccitante, sopportando il piano e non disdegnando il veloce, quando la rotazione del polso destro lo richieda ed ove serva: oggi potrebbe ben servire, speriamo.
Il verde di questo semaforo non accarezza alcuna velleità sportiva, portandomi a snocciolare le marce come faccio sempre tra 2000 e 3000 giri, che già basta ed avanzano con un 900 per muoversi allegri in città, come già v'ebbi a dire. Una dolce scalata aiutante il motore a risparmiar pastiglie mi ferma poi al fatidico semaforo ove le temprate italiche membra a cavallo diuna acciaiosa e perfetta giumenta del Yamato sapranno farsi il giusto onore, se chiamate in giusta causa.
Ci siamo, ecco il rosso del semaforo che conta, che spesso rende il ritorno ricco di un trionfo di sensazioni che sovrastano le file eccessive della nostra congesta città, con un piacere quasi pari a quello provato nella già citata rotonda ad ampio raggio dall’asfalto ruvido incontrata al mattino, da carezzare vicino vicino con l’impertinente pedana.
Pongo il cambio in folle ed attendo impaziente che qualcuno si affianchi, onde decidere o meno una sfida che potrà essere onorevole od inutilmente disonorevole. Ecco una faro spento di una moto con cupolino e semicarenatura che si avvicina; mi faccio un po’ avanti per farla affiancare. E’ un Fazer 600, non recentissimo ma evidentemente ben tenuto dal suo proprietario, un giovane glabro e diafano, magro nel suo costoso completo Spidi messo ben in evidenza dal suo star seduto con la schiena inutilmente dritta, come avesse inghiottito un manico di scopa (come i possessori dei BMW GS con il casco Schubert a mentoniera aperta a far inutile vela per il dispiacere dei sofferti metameri cervicali che sopportano ogni carico del capo...son soliti fare); non ha uno Schubert, ma il suo portafoglio evidentemente pieno gli permette di possedere un Jet Arai, di colore grigio metallizzato, molto bello. Un qualcosa mi dice che provenga da uno scooter, prima di possedere una vera moto, tradendolo i mocassini di pelle nera lucida che stonano assai con il completo professionale che gli avviluppa le esili membra, oltre alla frizione tirata con la prima innestata che attenderà sofferente per tutta la lunga attesa della partenza. Più in là noto fermarsi tre scooters, uno di origine cinese che per decenza tecnica eviterò di descrivervi, l’altro sembrerebbe un Vectrix elettrico, quell’orribile mezzo del futuro, spacciato demagogicamente “ad impatto zero” ( dimenticandosi di aggiungere la postilla “a Roma”, perché a Civitavecchia, nel rispetto di un ben noto principio della fisica, l’impatto non sarà “per niente zero”); anche questo scooter non merita soverchia descrizione se non per il guidatore leggermente alternativo ma con classe, senza raste, capelli castano chiaro con coda di cavallo che esce da un casco dignitosissimo jet Suomy e la targa “no oil” sotto la sella (che non è ancora riuscito ad attaccare posteriormente senza fare due buchi sull’esile carrozzeria); un nobiluomo costosamente vestito di panni lanacei ben pettinati direi “molto radical chic” o da “salotto buono della capitale” (quello ove si parla molto del sociale degli altri e del come aiutarli (possibilmente pescando in tasche meno ricche altrui o, meglio, “usando i soldi degli Italiani”, come direbbe il grande Gaber), la casa di 230 mq al terzo piano del quartiere Coppedè, un soprabito di gran classe tendente al beige e pantaloni rosso mattone di velluto Visconte di Modrone a coste medie, tutto in perfetta tinta di colori che si vogliono bene, compresa la sciarpina marroncina di cachemire e le scarpe Hoogan marrone scuro con ampio rialzo interno scarsamente visibile in calzino di filo di scozia alto e riprendente il soprabito. Sotto non vedo, ma immagino una giacca marrone, molto bella e di stile altoatesino, con diverse tasche e colletto a coste marroni più scure, molto da rifugio elitario da altipiano dell’Alpe di Rodengo
Più interessante forse il terzo scooter, un principesco Burgman executive 650, mastodontico grigio chiaro metallizzato, con le frecce ben chiuse, è ovvio, per evitare di impattare sempre con gli specchietti delle macchine alla stessa loro altezza; val però bene la pena di descriverne il proprietario. Barba semilunga, lievemente sovrappeso, casco sottodimensionato jet Nolan in perfetta tinta con la carrozzeria (regalo modesto del venditore che non s’è molto sprecato se non con l’aggiunta di un debole bloccadisco giallo anteriore di costruzione cinese, felicità di ogni ladro), giubbotto troppo aderente di pelle tendente al marrone chiaro simil-diarreatico con ampio pellicciotto di dubbia provenienza animale (meglio non indagare) che affoga in un corto collo, pantaloni jeans chiari e stivaletto nero con tacco ricurvo, che talora vedo e talora non vedo. Sì, perché tale individuo non sembra stare un attimo fermo, cambiando in continuazione piede a terra, scuotendo con un tic frequente il casco, toccandosi troppo spesso il naso, accelerando e frenando inutilmente più volte nell’attesa con quegli sciocchi balzelli in avanti, con l’occhio marrone che non si distingue bene per colpa di una pupilla leggermente midriatica, molto simile all’occhio del mio gatto quando qualcosa lo faceva arrabbiare, mi guarda e si guarda in giro spazientito. Costui è la vera vittima sacrificale affinché giustizia sia fatta, colui che partirà a palla, più dell’omino da scrivania lezioso del Fazer, anch’esso da punire ma che potrebbe non voler partecipare al Torneo; ininfluenti gli altri due, se non il Vectrix per pochi metri, forse.
Oh ,oh! Il semaforo pedonale lampeggia, tra poco si scatenerà l’inferno: ingrano la prima ma… che fa, quel marrano del Burgman sta partendo in anticipo, il verde non c’è ancora e lui parte!!! Vigliacco, sarai doppiamente punito per questo, spero che anche il Fazer ti castighi tra pochi metri, quando ti riprenderemo e ti faremo tal vento da farti oscillare come un battello colpito da traversi marosi. L’ira funesta sta per abbattersi sul povero asfalto, che tra poco arriccerò senza alcuna pietà, anche a causa di quel losco individuo ed alla faccia del suo spacciatore, probabilmente con un Tmax nero: incontrerò anche te per punirti come meriti un giorno, nauseabondo screzio escrementizio dell'umanità!
Salgo a 2000 giri mentre il Fazer sento che dà colpi di gas preparatori, il Burgman è appena partito, da una frazione di secondo, la stessa che manca ormai al verde.
(continua)
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E' cattiveria pura lasciare le nostre menti a macerarsi proprio sul punto della tenzone.
Bellissimo racconto, sei il Richard Bach dell'asfalto e tale complimento potrebbe offenderti tanto la tua opera sovrasta quella del maestro scrittore aviatore.
"l'eretismo ansioso del Paziente in incomprensibile eziogenicità ambientale scatenante, giungeva a coprolalico gergo e discomportamentale gestualità pericolosa per sè e per l'altrui incolumità, tanto da costringere l'esaminatore a contenerne l'eccesso fisicamente e somministrando un salvifico benzodiazepinico rimedio parenterale, avendone poi tranquillizzante beneficio e normalizzante sonno ristoratore a seguire".
Questa mi ha fatto ruzzolare per terra dal ridere :laughing6:
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GRANDEEEEEEEE!!!!!!! :wav: :wav: :wav: :wav: :wav: :wav: :wav: :wav: :wav: :wav:
La OLA è per la partenza!! :D
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ma quanto dura il rosso sulla Colombo?? :D :D
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ma quanto dura il rosso sulla Colombo?? :D :D
Tanto! Troppo per le mie coronarie 'sì stressate in cotal situazione.
E poi, quell'infingardo tossicheggiante del Burgman che parte prima, dove lo vogliamo mettere?
Inaccettabile... Vedrete che gli accadrà!
Ma se Il burgman piangerà Il Fazer non avrà molto da ridere, oh no!?
Ohibò, vedremo cosa accadrà, nella prossima puntata.
:read2:
P.S.
Gio e Parsifal, è per me un vero onore compiacervi, sicchè magnificente futura sfida possa positivamente turbare Cavalieri nobilissimi del nostro (bol)d'orato Casato qual voi a pieno titolo siete, come si puote, si vuole e si deve.
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ma quanto dura il rosso sulla Colombo?? :D :D
Tanto! Troppo per le mie coronarie 'sì stressate in cotal situazione.
E poi, quell'infingardo tossicheggiante del Burgman che parte prima, dove lo vogliamo mettere?
Inaccettabile... Vedrete che gli accadrà!
Ma se Il burgman piangerà Il Fazer non avrà molto da ridere, oh no!?
Ohibò, vedremo cosa accadrà, nella prossima puntata.
:read2:
Con la Mukka non ci provano nemmeno ad affiancarla si tengono almeno 3 metri dietro, e nessuno tenta di partire prima.
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Con la Mukka non ci provano nemmeno ad affiancarla si tengono almeno 3 metri dietro, e nessuno tenta di partire prima.
Attento Disco(lo) a non incontrare mai un Freddie, un Hondalover, un Crom od un Empirico con un cb1100 al semaforo della Colombo, che ben duro potrebbe essere il dubbio sulla tua certezza, quasi un trilemma: perdere con onore, perdere amaramente o lasciar perdere!
P.S.
Suggerisco timidamente (et amaramente) la terza.
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Con la Mukka non ci provano nemmeno ad affiancarla si tengono almeno 3 metri dietro, e nessuno tenta di partire prima.
Attento Disco(lo) a non incontrare mai un Freddie, un Hondalover, un Crom od un Empirico con un cb1100 al semaforo della Colombo, che ben duro potrebbe essere il dubbio sulla tua certezza, quasi un trilemma: perdere con onore, perdere amaramente o lasciar perdere!
P.S.
Suggerisco timidamente (et amaramente) la terza.
Può essere che perda ma, lasciar perdere non se ne parla proprio. Tu intanto augurati di non incontrarmi al semaforo.
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.... Vectrix elettrico, quell’orribile mezzo del futuro, spacciato demagogicamente “ad impatto zero” ( dimenticandosi di aggiungere la postilla “a Roma”, perché a Civitavecchia, nel rispetto di un ben noto principio della fisica, l’impatto non sarà “per niente zero”)
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Con la Mukka non ci provano nemmeno ad affiancarla si tengono almeno 3 metri dietro, e nessuno tenta di partire prima.
e tu accetti il vantaggio? :o
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Con la Mukka non ci provano nemmeno ad affiancarla si tengono almeno 3 metri dietro, e nessuno tenta di partire prima.
Attento Disco(lo) a non incontrare mai un cb1100 al semaforo della Colombo, che ben duro potrebbe essere il dubbio sulla tua certezza, quasi un trilemma: perdere con onore, perdere amaramente o lasciar perdere!
Può essere che perda ma, lasciar perdere non se ne parla proprio. Tu intanto augurati di non incontrarmi al semaforo.
Scherzar ebbi nello racconto giocoso, come farò a seguire, come Toscanità m'impone.
Ohibò, alla mia forse oltremodo impertinente (lo ammetto) osservazione replicasti con tristo augurio protettivo a me rivolto, mal mascherato a mò di guantata sfida.
Parmisi scaldarsi oltremodo tua coda nello scritto palese, sicchè calor prodotto, temo, trasformar la potrebbe in clarità di foco!
Orbene, onor ti face la sfida ch'ogni cavalier con destriero di razza come lo tuo ben deve quando chiamato in causa, sicchè stimolotti in cotal guisa di risposta, che a tenzone non rinuncia.
Io vo' assai che disonor mai ti colga nell'affrontar singolar suddetta tenzone con giumenta assai inferiore, qual la mia paresi in un banale e diritto galoppo, cui io stesso rinuncerei con cavalier di mio casato.
Ben diverso sarebbe se sfidato m'avessi in loco curvoso, ch'io allor avrei preso ben più in mia coda calore, rendendo assai misero lo tuo foco.
Diversi destrier potenti ebbi perciò a comparar in possibil sfida nell'esempio robustoso seppur jocondo ch'ebbi a portarti, che rimarcar mi duole ...ma ridebbo, nel rispetto ch'ogni Cavalier deve al vero.
Poffare! Accioperocchè lo tuo (e lo mio onor) siano ben salvi, perdincibacco, invitoti amabilmente a mostrar medesima grinta e valenza a seguir lo passo dei tuoi Cavalier amici di casato in tratti montani, ch'a retta via siano men disposti, bensì curvosamente volti a favorir lo leggiadro guidar in piacenza e coraggio di piega, nonchè lestezza di percorranza.
Ciò è l'unico valor che per me conti in abile monta: lo Cavalier e lo tener redini in maestria, più che la potenza di sua giumenta!
Qualor tu stupissi in tal guisa, come fino ad oggi giammai accadde, sarei ben lieto di chinarmi in reverenza et amoranza per scherzar più mai in ciò ch'oggi tanto t'infiamma o che sol non t'aggrada.
Lungi da me il giudicar chi passo lesto non vole, ben oltre il giusto i' ritengo che chiunque debba in propria ed altrui contrada galoppar in pace, e come più gli piace;
ma se uno di sfida non tace anzi, a galoppar veloce ti richiama e coinvolge rimembrando un dritto, dover mio ridar voce a ciò ch'è ormai di limpidezza tinto: non qui sul dritto si parrà ogni tua nobilitate! In altro loco devensi scatenar tua giusta valentia, se proprio correr devi, ne lo curvar più audace!
E più non dirò, se non in puntata che fermissimamente sarà la sesta, forse di settima totale.
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A presto in strada curvosa. :angel4:
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A presto in strada curvosa. :angel4:
Ora sì vedo il centauro che a rispettar m'invita!
:love3:
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(VI puntata)
Se il regista del film “Mon oncle d’Amerique” fosse stato a conoscenza della situazione che andrò subitosto a descrivervi, sicuramente avrebbe trovato un giusto modo d’inserire un CB 900 Bol d’Or in una delle scene cruciali del film, dando così maggior lustro all’azione, all’intensità ed alla…già bella scenografia; riservandosi poi di riutilizzarlo, ne sono sicuro, dopo averlo acquistato per sé non badando alla cifra, in una successiva pellicola egualmente impegnata, magari dal titolo “maturité technique” (una verosimile coproduzione italo-francese, con Alain Delon e Monica Bellucci protagonisti di una storia d’amore e poliziesca, intrigantemente ambientata in Bretagna e nel mondo delle corse motociclistiche a cavallo tra gli anni ’70-’80, periodo fertile di radici della nostra ingravescente ed inguaribile passione…d’Or).
Ma onde non tediarvi oltremodo, tornerei rapido (ehm, leggete prolisso) sull’argomento verace che incombe sulle nostre ispirazioni ed aspirazioni, al semaforo delle cavalleresche sfide e delle (talvolta oniriche) rispettive auree conclusioni.
Sta giungendo il verde, il disiato e dirimente verde!
La tensione si taglia nell’aria, i polsi nervosamente a stento trattengono la loro massima escursione, le surrenali hanno già scatenato quantità antiomeopatiche di cortisolo in circolo, in tonificante sommatoria all’eccitantissima noradrenalina già presente da un pò, ambedue favorenti la lotta imminente, la madre di tutte le sfide; un cardiocircolatorio tachicardico assai compiacente vasodilata e vasocostringe ove serva alla pugna, ognidove nel corpo…
VERDE !!!
Scateno finalmente la mandria della mia Madama Butterfly, tenendo un po’ le briglie della frizione sol nei primi importantissimi metri, ove non conviene speronar troppo nei fianchi pienamente e subito, bensì liberamente lasciar briglia in libero galoppo con retratte dita sinistre nel principio, per poi rilasciarle, come accadrà invece men attenti nelle altre marce a venire, in spero strarapida successione. La potenza si scatena sull’umettatissima catena direttamente dal cuore infuocato e dagli alberi ed ingranaggi in gran rotazione. Il grasso al “pfte” evita l’inutile pantano tra le sofferte maglie terminali, favorendone il libero e silenzioso scorrimento e la piena soddisfazione del povero pneumatico che ben sa di sacrificare qualche decimo di millimetro sull’altare del dovere. La mia coda dell’occhio va al glabro vicino, maledettamente vicino, troppo vicino, mentre sto per cambiare marcia ad 8 Kilogiri! L’ulteriore calcio che in prima marcia incrementa la già incontenibile accelerazione a 6500 giri si sente eccome, peccato non averne seguito l’impeto in irruente progressione totale, per il mio malcelato timore di offesa e rispetto valvolare, non seguendo la necessaria estrapolazione (meccanica) dell’italico detto: “a tavola (in accelerazione) ed a letto non si porta rispetto!”
Il non seguire pienamente i consigli del Duca e del Primo Cavaliere (“tira ogni tanto questo motore al massimo, che gli fa bene”) mi stanno esponendo ad una patta con rischio di sconfitta, persino: dovrò tirare la seconda al massimo dei giri, quindi la terza e poi ugualmente la quarta in siffatta guisa, se la strada lo permetterà, amica della mia altrimenti incerta vittoria.
Metto la seconda con un movimento plateale dell’avambraccio destro inutilmente caricato ma sincrono col piede sinistro assai veloce e preciso, a malapena accarezzando la frizione per non fallir la marcia o sentir sgranare. Il Fazer però si fa sotto e guadagna persino una ruota. Orrore!
Ohimè tapino e lasso, cosa sta mai per accadere, sconfitto da un cavaliere dai cilindri di stazza inferiore!
Tristo nel pensare ed osservare l’infausta probabile conclusione, un moto di moderata felicità mi pervade nel vedere il tronfissimo suzukone perdere vieppiù terreno fino al superamento. La simil Trabant su due ruote sta per scadere di poppa, riuscendo a malapena a notare il suo pessimo e laido proprietario incentivare inutili scuotimenti del capo e chinarsi sotto l’ampio parabrezza guardando stupito di lato ed indietro il Fazer che lo spolvererà; subito dietro, nello ormai pieno timore di sconfitta l’agitato scrivente, con la sua giumenta che presto scorreggerà in viso e nelle di lui nari provate, nonché sulla gocciante mucosa offesa di un setto disfatto, i caldi vapori gassosi e fetidi di escreato combustivo dalle bollenti, sonore e binate marmitte.
Non è ancora detta l’ultima parola, con la terza che ruggisce finalmente oltre i 9000 giri, sto tenendo il passo del Fazer che, a vederlo meglio (ahimè da dietro), non sembra poi neanche tanto vecchio, acciderba, gli è di ultima generazione purtroppo, ben ricco cioè di numerosissimi cavalli scalpitanti in alto ed assai poco timorosi dei pur tanti ma datati altrui, cioè miei, in peso global minore di lui rispetto alla mia lei.
Metto la terza, mentre negli specchietti noto il mastodonte del losco lombrico sempre più lontano, quindi ancor più lontani lo scooter cinese ed…il coso silenzioso, sì insomma, l’elettrico, quello millantatore dell’impatto zero che inquina a Civitavecchia sotto mentite spoglie, ogni notte di carica delle sue grosse, scarsamente efficienti ed altrettanto inquinantissime batterie (ha voglia di dissertare querulo sull’argomento perdente il suo ricco proprietario azzimato e dandy, vero Ang_Bob!?).
Sto guadagnando qualcosa nell’impeto della terza giunta ormai in piena zona rossa.
Poffarre! Ho ripreso la sua ruota!
Ohibò, vuoi veder che je la la fò, anzichennò!?
Metto la quarta mentre Cio cio san mi avverte della incipiente proibitiva velocità raggiunta ( e del non aver montato i Koni, come il Duca ed il Primo Cavaliere suggerivanomi anche in tal guisa da tempo) con iniziali serpeggiamenti sempre più evidenti, ma che non mi fanno certo togliere il gas: GIAMMAI!.
Urca! Sto riprendendolo! Superandolo!
Evviva, si scelga ordunque l’olio migliore in futuro, l’Stp ottanicamente arricchente, la biada migliore e la miglior strigliatura per la mia imbattibile e degna compagna di monta.
Un ruggito improvviso di motore ferito (suo) in fuori giri accompagna il mio sorpasso, che da un “sofferto andante” improvvisamente diventa “allegro con brio”: troppo rumore per nulla, quello, che mai accadde di tanto fausto!?
Ehi! Ma sì, il glabro efebo ha sfollato!
Perdinci! Sì, ha sfollato! Con quei mocassini di finissimo cuoio è il minimo che gli potesse accadere.
Lo svento rapido e colgo la vittoria, ancorché ammantata da una vena minor di gloria, almeno credo.
Non voglio guardare il contachilometri, giacchè i serpeggiamenti mi illustrano bene la velocità di una 4^ piena tirata e persino un tentativo di farlo con la 5^! Noooo, ferma tutto!!!
Orpo! Le macchine ferme si avvicinano alla velocità della luce, Azzzz... sono lungo... devo agir deciso e subito sulle briglie ancor sciolte…prima di subito!
Oooooohhooo…buona… ohhhhoooo… buona!
Tiro fortemente le briglie svergolando il morso (già torto) della mia amata, insaccando le forcelle a fondo corsa, mentre le macchine si fanno sempre pericolosamente più vicine. Anche il freno posteriore viene chiamato in soccorso.
Obbediente ai comandi ella mi ferma a pochi metri dal gluteo di una sbiadita panda, notando l’occhio sgranato e preoccupato del proprietario fisso sullo specchietto. La pompa nuova dell'Honda 1000 (suggerimento del BigC) ha fatto il suo dovere sui due dischi anteriori, quasi un miracolo.
Ecco una mastodontica macchia grigia passarmi in tromba, non è il Fazer. Lascio a voi cercar di capire chi sia colui che sbandando e per un fortuito pelo s’infila tra due file di macchine, in estrema frenata per almeno 10 pericolose lunghezze sovrabbondanti rispetto al dovuto, prima di fermarsi ormai salvo (per oggi), presumibilmente con l’occhio ancor più sgranato del suo usuale farmacologicamente indotto.
Al semaforo successivo un fuggevole sguardo mi viene rivolto dal proprietario del Fazer, direi non in maniera oltremodo ostile eppur sicuramente non troppo amica, come di chi comunicar vorrebbe un "ben vinta l'avrei, se non… ma...”.
“Senza se e senza ma” sono termini usualmente di gran moda tra i politici d’ogni tempo, adottati per rimarcare principi molto graditi al credulon volgo votante dei più (qual anch'io appartengo), per ottenere consensi in progettualità utilitaristiche sapientemente esposte, che poi non saranno mantenute una volta sostituiti gli altri perdenti alle elezioni, volgendosi come gli altri prioritariamente al proprio particolare (usando ove serva appropriati sindacalisti nel pubblico), nel pieno rispetto della “teoria delle elites” del grandissimo Vilfredo Pareto, vero trattato filosofico del reale governo, come spiegato anche nella “fattoria degli animali” di un altro grandissimo osservatore-scrittore (in epoca non sospetta).
Senza (o con) se e ma, comunque la si giri, non credo che alfine avrebbe vinto l'esile depilato, voi che ne dite!? Ma lui continuerà a pensare questo. Pace, non stripperò ancora la mia amata per un suo peccato di orgoglio.
Comunque non si offende un vinto, tanto più s’egli si è battuto con onore, perlomeno sino alla sfollata; indi volgo altrove lo sguardo, soffermandomi un po’ più sul viscido pellame serpentico del traffichino del Burgman, tremendamente pallido in viso, che si accende nervosamente una sigaretta con difficoltà, tra i movimenti del capo ormai in risonanza che lo scuotono tutto, molto più di prima (comprensibilmente, stavolta, avendone ben d’onde sia per la lezione, sia per la tarda frenata).
I battiti accelerati del mio cuore stanno ora scemando di fronte all'avvento delle dolci endorfine, che accarezzano i remoti anfratti del mio benessere psicofisico e del piacere, dando corda ad uno dei migliori appagamenti surrogati simil-post-erotico-coitali (sempre più radi), che tanto rendono la nostra vita degna di essere vissuta motociclisticamente ed eterosessualmente parlando, nonostante tutto. Una modica erezione nell'ormai timido mio basso ventre sembrerebbe confermare l'allegra teoria.
Riposati e raffreddati degnamente, mia bella, adorata e prestante Cio Cio San, ch’ancor tanto scaldante traffico t’attenderà, pria che si giunga al giusto e meritato ricovero nella fresca stalla che benigna ti accoglierà; il tuo padrone, dopo una bella doccia, si siederà davanti a fumanti fettuccine all’uovo con un sugo bianco di veraci porcini, con piccola spolverata di tartufo (bianco), accompagnate da un rosso non troppo corposo del nordest, un buon Teroldego, giusto per rimaner un po’ leggeri e lievemente storditi, assaporando il trionfo vissuto.
(Fine!? Ma sì, tranquilli!)
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